Rizoartrosi

  • Cos’è la rizoartrosi? La rizoartrosi è una patologia degenerativa che riguarda l’articolazione trapezio metacarpale situata alla base del polso. Si distinguono due tipi di artrosi: la rizoartrosi primaria, la più frequente, legata al fisiologico assottigliarsi e al successivo venir meno delle cartilagini articolari, e la rizoartrosi secondaria, che insorge anche più precocemente e colpisce l’articolazione dopo traumi che hanno provocato fratture o lussazioni.

  • Chi colpisce? La rizoartrosi primaria colpisce prevalentemente il sesso femminile, nell’80-90% dei casi. L’esordio dei sintomi è intorno ai cinquant’anni in concomitanza del periodo menopausale.

  • Come si manifesta? I tipici sintomi della rizoartrosi sono il dolore, il gonfiore, l’indolenzimento alla base del pollice, la difficoltà a compiere comuni gesti della vita quotidiana come aprire un barattolo, pinzare il bucato con una molletta o girare la chiave in una serratura. Questo comporta un senso di rigidità associato alla difficoltà ad estendere il pollice. Il dolore può essere molto acuto nelle forme iniziali per poi diventare più tollerabile a seguito della comparsa delle prime deformità ossee, quando si deforma in modo evidente il profilo della mano.

  • Come si arriva alla diagnosi? Il dolore in sede articolare consente al medico durante la visita di ipotizzare la patologia, ma la diagnosi di conferma viene fatta solo attraverso le radiografie che consentono di quantificare l’usura delle cartilagini articolari e le deformità ossee.

  • Quali sono i tipi di trattamento? Il primo approccio è sempre conservativo e deve tenere conto del grado di severità della rizoartrosi e del quadro. Se il trattamento conservativo darà risposta scarsa o assente, sarà da considerare il trattamento chirurgico.

  • Cosa si intende per trattamento conservativo della rizoartrosi? Il trattamento conservativo tradizionale classico prevede un insieme di terapie che devono essere eseguite allo stesso tempo: l’utilizzo di tutori rigidi, preferibilmente confezionati su misura, viene associato a un ciclo di infiltrazioni di corticosteroidi, ma anche antinfiammatori, meglio se assunti localmente, terapie strumentali come la ionoforesi, gli ultrasuoni, il laser. E’ inoltre fondamentale lavorare sul miglioramento del gesto, con l’aiuto di un terapista specializzato che deve insegnare al paziente a utilizzare delle prese favorevoli che evitino la comparsa del dolore. Questa terapia può essere anche ripetuta ciclicamente finché il paziente ne trae beneficio e può svolgere la propria vita con dolore scarso o assente. Nelle forme molto iniziali e molto dolorose di rizoartrosi, soprattutto nei pazienti più giovani, quando le radiografie mostrano un’articolazione con superfici ancora sane o appena usurate e con segni iniziali di sublussazione articolare (dovuto al progressivo scivolamento del metacarpo verso l’esterno), situazione molto dolorosa, si può tentare con successo un altro tipo di terapia conservativa, chiamata protocollo di Boutan- Botta dal nome dei suoi autori. Esso permette una stabilizzazione dinamica dell’articolazione trapezio-metacarpale attraverso il potenziamento del sistema muscolare intrinseco del pollice, contrastando la tendenza alla sublussazione dell’articolazione. Questo effetto si ottiene mediante opportuni esercizi che il paziente impara ad eseguire tramite gli insegnamenti di un fisioterapista specializzato in riabilitazione della mano, in associazione a cicli di elettrostimolazione che aiutano a stimolare questi piccoli muscoli e all’utilizzo di diversi tutori, rigido e morbido, da alternare durante la giornata e la notte.
    Quando questi trattamenti non danno i risultati sperati si prospetta l’intervento chirurgico, che ha lo scopo di intervenire sull’osso consumato in diversi modi.

  • Qual è l’intervento per la rizoartrosi? Esistono varie tecniche chirurgiche che vengono utilizzate a seconda del grado radiografico di artrosi e delle preferenze e dell’esperienza del chirurgo. Tra queste tecniche le più utilizzate sono:
    • Artrodesi trapezio-metacarpale, in cui si esegue una resezione delle due superfici ossee logorate, del trapezio e della base del metacarpo, e che vengono poi fuse insieme mediante l’utilizzo di cambre o miniplacche e Questo intervento abolisce i movimenti della base del pollice in cambio della scomparsa del dolore e il ripristino di una forza di presa notevole
    • Artroplastica in sospensione, che consiste nella rimozione di una parte o di tutto l’osso trapezio, consumato e deformato dall’artrosi, e l’interposizione nello spazio vuoto di un tendine prelevato dal polso e che talvolta passa in un tunnel eseguito all’interno del metacarpo (esistono numerose varianti chirurgiche sia per quanto riguarda la scelta del tendine da prelevare, la sua quantità e il suo eventuale passaggio nell’osso)
    • Protesizzazione: implica dopo l’asportazione dell’osso usurato il posizionamento di materiale estraneo che consente il movimento senza attrito delle ossa dell’articolazione.

      Tutti gli interventi chirurgici necessitano di un periodo di immobilizzazione variabile che deve essere seguito da una fase riabilitativa, a seconda dell’impegno del paziente e delle competenze del terapista, per ottenere un recupero completo del movimento nel caso degli interventi di protesizzazione e di artroplastica, nei quali invece la forza migliora più lentamente (fino a 6 mesi in alcuni casi) rispetto all’intervento di artrodesi.